Prima della Tesla, l'auto elettrica esisteva già in Toscana. Era il 1965

Una vettura pensata per le città, frutto dell’intuizione del marchese Bargagli Bardi Bandini e di Narciso Cristiani

 

A Santa Croce sull'Arno (PI) durante il boom economico quando le città si trovarono di colpo intasate, qualcuno pensò come risolvere in modo efficace il dilemma della mobilità. Ed ecco che, mentre altre case automobilistiche si ponevano il problema pensando a come mettere quattro “ruotine” intorno ad un motore a scoppio, nella provincia pisana qualcuno inventò l'Urbanina, avveniristica auto elettrica degli anni '60. A idearla furono il Marchese Pier Girolamo Bargagli Bardi Bandini, proprietario della villa di Poggio Adorno, insieme allo staffolese Narciso Cristiani.

«Non esiste una macchina d'epoca più moderna dell'Urbanina – ricorda oggi don Andrea, che negli anni in cui il progetto decollava (ne furono venduti 700 esemplari) era appena un ragazzo. – Quelle di mio padre e del marchese erano due menti avanti di oltre mezzo secolo. E' bello vedere che ancora oggi qualcuno si ricorda di quella passione e di quelle idee». Un problema, quello della costruzione di microvetture da città, che in molti si ponevano in quegli anni e che i due santacrocesi cominciarono risolvere a modo loro fra il '65 ed il '67, con un'idea originale: una struttura a carrozzeria “rotante”. In origine realizzarono una piccola auto a benzina con motore Lambretta Innocenti 198 cc. I primi prototipi avevano un telaio a “X” che sosteneva un pianale circolare che permetteva alla carrozzeria di ruotare (carrozzeria in vimini intrecciata come un grande cesto e quindi completamente eco sostenibile). L'accesso alla vettura era possibile da ogni lato. Il secondo colpo di genio vi fu però nel '67, quando i due decisero di optare per la trazione elettrica. Le prime vetture elettriche erano dotate di un motore a corrente continua da 700 W, che in origine doveva essere il motore d'avviamento dei camion Fiat. Anche le batterie erano quelle in dotazione a questi mezzi. La velocità dell’Urbanina era circa 30 km/h con un’autonomia di 40 km. Prestazioni che costrinsero la produzione a fare modifiche e migliorie negli anni ma che restarono inchiodate ad una tecnologia delle batterie ancora non sviluppata.

I primi prototipi dell’Urbanina furono costruiti a Pontedera nella officina Bagnoli, davanti all’Ospedale Lotti: "Siamo negli anni 67-69, appena usciti dall’alluvione del ’66 che aveva invaso con 3 mt di acqua i capannoni della ditta di Oliviero Bagnoli (deceduto nel giugno ’67 per lo choc nel vedere la sua officina devastata dall’acqua), noto per avere sotto la direzione di Corradino d’Ascanio costruito manualmente la carrozzeria della prima Vespa".

 

Il signor Italiano Fraccari della Cetas di Santa Croce sull'Arno (PI) contribuì all’impianto elettrico della macchina.

Quella piccola officina fece nascere una due posti che sapeva adattarsi alle strade delle città più trafficate, trovando parcheggio in ogni dove e soprattutto non inquinando affatto. "3 lire per km" era il consumo della Zele, modello venduto dalla Zagato dopo l'acquisizione dei diritti di produzione e commercializzazione. Una rivoluzione incompresa, che torna attuale al giorno d'oggi, considerando il grande passo che verrà fatto nel 2025 con la messa al bando dei motori diesel e il già annunciato passo delle case automobilistiche di optare verso l'auto elettrica.