L'auto elettrica salverà il mondo?
In futuro si, ma ci sarà da investire e lavorare tanto sulle consapevolezza umana
All'inizio del nostro progetto (meno di 10 anni fa) le prime auto elettriche non rappreserntavano che un goffo tentativo di vendere la solita vecchia tecnologia alimentata ad elettroni.
In pochissimi anni però sono stati fatti passi da gigante nel campo delle batterie, ma quello che ci fa più sperare, risiede nella consapevolezza delle persone. Infatti l'auto elettrica deve essere pensata non più come una sostituta dell'auto tradizionale, ma come un pezzetto di un puzzle sociale che andrà a comporre la sostenibilità. L'auto elettrica sarà il serbatorio di energia rinnovabile (non sempre presente in modo costante e omogeneo) che la nostra abitazione produrrà e sarà di aiuto alla stessa in momenti di richiesta energetica, oppure utilizzerà tale energia per muoversi veramente ad emissioni zero.
Di pari passo dovranno essere costruite, ma sopratutto ristrutturate, le abitazioni che dovranno avvicinarsi sempre di più all'Edificio ad Energia quasi Zero NZEB e sopratutto ripensato il trasporto con spostamenti brevi (entro 5/10 Km) a propulsione umana e medi (entro 20/40 Km) con veicoli elettrici leggeri tipo quadriciclo o scooter elettrici, nonchè l'ultilizzo di mezzi pubblici o collettivi specie all'interno delle città.
Come mera sostituta dell'auto tradizionale no!
Lino Guzzella, nato nel 1957 Zurigo (Svizzera), è un professore binazionale (svizzero e italiano) presso l'Istituto Federale Svizzero di Tecnologia di Zurigo. E' professore presso il Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Ingegneria dei Processi dal 1999. Nella sua ricerca, Lino Guzzella lavora sulla modellazione e ottimizzazione del modello di assistenza e il controllo delle tecnologie energetiche e sistemi meccatronici.
Il team del professor Guzzella ha progettato la PAC-Car II, un veicolo a celle a combustibile a idrogeno che ha vinto il Globe Award Energy nel novembre 2005. Secondo i calcoli del team, la vettura utilizzata l'equivalente di un litro di benzina per percorrere 5.385 chilometri.
AGGIORNAMENTO:
A dimostrazione dei passi da gigane fatti in solo 8 anni dalla tecnologia delle batterie in particolare, ma anche dell'auto elettrica in generale, grazie a Tesla, quanto sotto riportato nel libro VOLT l'auto elettrica non salverà il mondo, è oggi sorpassato e antistorico, come lo stesso autore Serge Enderlin ha avuto modo di confermare recentemente.
Riteniamo però necessario che tali riflessioni siano sempre utili, specie per chi all'inizio degli anni duemila (e molti ancora lo pensano) progettava di sostiture le auto tradizionali con quelle elettriche. Oggi l'auto elettrica è una componente di un sistema sociale ed economico fondato sul risparmio energetico, la produzione di energia da fonte rinnovabile e la riduzione della mobilità con l'aiuto di tecnologia avanzata e la resilienza. In questo modo può contribuire a ridurre in modo significativo l'inquinamento prodotto dal traffico.
Tratto dal libro VOLT l'auto elettrica non salverà il mondo di Enderlin Serge
“Contrariamente alle affermazioni dei suoi sostenitori [L'auto elettrica] non è una soluzione per l'ambiente urbano ma un nonsenso ecologico. In città la gente si deve spostare a piedi, in bicicletta, o con mezzi pubblici. Non abbiamo nessun bisogno di un'auto specifica per la città. Sul piano ambientale è assurdo, vista la provenienza dell'elettricità che alimenta questi veicoli. Promuovere le auto elettriche su vasta scala significa incoraggiare le centrali nucleari e quelle a carbone, perché per il momento non c'è altra soluzione. Sicuramente non le energie rinnovabili, che hanno già l'arduo compito di sostituire in via definitiva l'elettricità prodotta dalle centrali nucleari e termiche (che funzionano a carbone, gas e qualche volta a petrolio). Queste assicurano il fabbisogno quotidiano, come il riscaldamento. E adesso dovrebbero anche garantire la mobilità? Significherebbe utilizzare due volte la stessa energia e cercare nuovi clienti per nuova elettricità, mentre la sfida consiste nello stabilizzare l'attuale consumo di corrente prima di riuscire eventualmente a ridurlo.”
Il ricercatore svizzero non risparmia neanche il cuore delle auto elettriche, la batteria. Sostiene che per riuscire, in un futuro non troppo lontano, a dimezzare il costo per chilometro orario dovrebbero essere prodotti accumulatori in grandi quantità – cosa che nessuno è in grado di fare al momento. I progetti non mancano, ma andrebbero costruiti dei nuovi impianti molto costosi. Secondo Guzzella, è la resa energetica dei motori elettrici il problema: “Il progresso sarà marginale. Del resto, il motore elettrico esisteva già prima del motore a combustione interna. Perché non ha avuto il sopravvento? Le leggi della natura sono rinnovabili. Molti anni, persone e risorse finanziarie sono stati messi al servizio della ricerca di soluzioni a più alto rendimento, ma siamo sempre allo stesso punto. Attualmente, un chilo di carburante diesel contiene venticinque volte più energia meccanica che un chilo di batteria agli ioni di litio di ultima generazione”. Per questo motivo, il professore dichiara che la miglior strada è.... perfezionare il buon vecchio motore a benzina. Viva il petrolio?
Secondo Guzzella, il suo consumo medio si aggira intorno ai sette litri ogni cento chilometri. Quelli ad alto rendimento ne utilizzano meno di quattro litri ogni cento chilometri, il che da un'idea del margine di miglioramento. “Passare da sette a quattro litri ogni cento chilometri ridurrebbe già il 40% il consumo di benzina e diesel” ha spiegato Guzzella al quotidiano svizzero Le Temps. “In una ventina di anni, avremo delle vere auto (quattro, cinque posti, autonomia di 600 – 700 chilometri) e dei costi ragionevoli (meno di 15mila euro) con un consumo di 2,5 litri ogni 100 chilometri”. Perché ciò accada, dovremo prima di tutto alleggerire le auto, assolutamente troppo pesanti. “Due tonnellate per trasportare una persona non ha senso. Inoltre l'aerodinamica ha ancora delle grosse potenzialità, così come gli pneumatici e l'attrito al rotolamento.”
Ed ecco dunque un confronto tra ricercatore scettico, è il suo mestiere, e l'imprenditore entusiasta, anche per lui il suo mestiere. Guzzella, da svizzero prudente, diffida delle soluzioni affrettate e inorridisce di fronte al vocabolario militante delle soluzioni già pronte. Come tante altre, la storia dell'energia è popolata di sogni chimerici dai destini contraddittori. Per qualche successo, quanti fallimenti?
Il realismo di anticipazione
Tra fantastici modelli tridimensionali e lunghe pubblicazione pregne di grafici e di numeri per promuovere auto elettriche, l'unica riflessione che mi ha convinto realmente è stata quella di Richard Heinberg che è un filosofo dell'ecologia industriale, noto sopratutto per la sua collaborazione con il Post Carbon Institute, un gruppo di ricerca sul futuro della nostra società globale minacciata dalla rarefazione delle risorse disponibili, a cominciare dagli idrocarburi che determinano il nostro stile di vita da più di un secolo.
Secondo Heinberg l'auto elettrica è sbagliata perchè si basa sul principio della sostituzione. Usare degli elettroni al posto del petrolio perchè quest'ultimo rovina l'ambiente è una banalizzazione del problema, in quanto il costo energetico della sola ricarica di batterie (che avviene con il petrolio) è almeno 25 volte superiore rispetto all'utilizzo diretto della risorsa fossile tal quale.
La riflessione non tiene conto però di tutto il ciclo produttivo, di utilizzo e di vita, fino al riciclo dell'auto elettrica nei copnfronti di quella con motore termico. La prima infatti usa soltanto il 40% dei componenti per essere realizzata, inoltre ha una durata media calcolata di almeno 300 mila Km e 30 anni di vita (l'auto termica dura 1/3), di conseguenza il ciclo energetico di vita utile di un'auto termica prodotta oggi, domani produrrà tre auto elettriche.
Senza considerare che l'energia immagazzinata nelle batterie può provenire da fonte rinnovabile e che i componenti delle stesse batterie non si esauriscono con l'uso, come nel caso del carburante, e già oggi sono riciclabili al 95%.
Resta comunque valido il ragionamento per cui l'umanità deve rendersi conto che siamo entrati in una nuova era, quella della fine delle possibilità. L'innovazione non consisterà più nell'eludere il problema grazie alla nuove tecnologie, perchè ormai l'intero pianeta ne ha accesso, Cina compresa. Con l'arrivo della Cina al banchetto globale finisce la grande abbuffata. Entriamo finalmente in una nuova era della frugalità.
L'intelligenza consisterà proprio nel riuscire a prosperare in queste nuove condizioni.
Le materie prime sono limitate per definizione, perché già oggi, ogni anno, “consumiamo” le risorse di quasi un pianeta e mezzo. In altre parole ogni anno utilizziamo il 40% in più di quello che dovremmo consumare perché le risorse abbiano il tempo di rinnovarsi. Questa scarsità la aspettiamo da tempo. Succede allora che il riscaldamento climatico impazzisca, e che il modello economico e finanziario sia in perdita e la crisi planetaria dell'indebitamento ne è una dimostrazione. In altre parole non si tratta di più di capire se in futuro ci sposteremo con un'auto elettrica o a benzina, ma di trovare il modo di spostarsi molto meno.
Non si tratta più di decrescita, ma di realismo di anticipazione.
Abbiamo fatto della crescita la chiave di volta del nostro sistema, ottenuta conquistando territori vergini e, molto spesso, sfruttando le risorse di coloro che non avevano mezzi per difenderle. Nel mondo multipolare questo sistema non è più possibile. I limiti si impongono da soli. La crescita misurata in termini di PIL non prende in considerazione il peggioramento della qualità di vita che implica. Il cambiamento climatico ci ricorda ogni giorno che le tecnologie non ci permettono di trovare una soluzione, ma al contrario ci fanno avvicinare ogni istante al momento della verità.